E’ normale

pulcinella dal buco 1024

Una mattina di due anni fa, poco dopo essermi trasferita nella casa in cui vivo,  ho trovato le gomme del mio motorino a terra, squarciate da un coltellino. Mentre ero lì che bollivo di rabbia, i miei vicini si sono avvicinati con aria pietosa, facendo spallucce. A me è successo sei volte, ha detto una placidamente, magari dove l’hai parcheggiato dava fastidio, mi spiega un altro tutto serio serio, a voce bassa. Ma cazzo non mi puoi venire a suonare alla porta se da fastidio? Beh magari non voleva disturbarti…. Lì mi sono fermata. Non era necessario andare oltre.

Oggi ho venduto il mio motorino. Vado in giro in bici. Non tutti i mali vengono per nuocere. Ma non la lascio mai fuori eh, perchè se la lasci fuori è normale che a qualcuno venga voglia di tagliargli le gomme. “L’Italia è il paese in cui tutto diventa normale” ha scritto Adriano Sofri nel suo libro sulla morte di Pinelli “si telefonava al centralino della Camera dei Deputati e si diceva <<Le Stragi, per favore>>, e quello rispondeva: <<Resti in linea prego>>, e ti passava la Commissione Stragi… presto tutti fecero l’orecchio a quell’incredibile denominazione”.

Ieri sono andata dal fruttivendolo, parlava con una cliente nel suo italiano profumato d’India. “Non capisco perchè a Berlusconi sette anni. Tutti vanno a puttane in Italia. Perchè solo a lui sette anni di prigione?”. E questa è l’Italia vista da fuori. Tutto è normale. I preti pedofili rimangono dietro l’altare, i mafiosi al governo e i bugiardi a scrivere sui giornali.
Così poi anche il resto, a effetto cascata, diventa normale. Lavorare otto ore al giorno con il culo incollato a una sedia per pagare le cure dal dietologo o dall’ortopedico, fare gli straordinari per permettersi una baby sitter, trasportare i figli da un recinto gommoso a un acquaparco per poi mandarli in terapia per iperattivismo.

L’aggettivo normale sta solitamente a indicare la mancanza di fattori eccezionali. Lo leggo sul dizionario. E se non ci sono eccezioni, non c’è neanche la curiosità di guardare oltre, di girarsi ogni tanto da un’altra parte. Einstein diceva “se non riesci a fare una cosa è inutile che continui a provare nella stessa maniera. Cambia strada”.

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