I maghi di Oz
Riciclare, riusare, preparare al riutilizzo. All’interno di Oz, Officine Zero, ci si sta preparando a dare una seconda vita alle cose. Nello stabilimento romano in cui fino a poco tempo fa si riparavano i vagoni letto di Trenitalia, oggi sta prendendo vita un progetto nuovo e ambizioso. In questa ultima puntata della stagione l’equipaggio di Terranave è andato a vedere cosa sta accadendo all’interno di Oz. Un’iniziativa volta a generare economia e lavoro per centinaia di persone.
“Esponete la spazzatura. Fatela conoscere. Lasciate che la gente la veda e la rispetti. Non nascondete le vostre strutture. Create un’architettura fatta di immondizia. Progettate fantastiche costruzioni per riciclare i rifiuti e invitate la gente a raccogliere la propria spazzatura e a portarla alle presse e ai convogliatori. Così imparare a conoscere la propria spazzatura“. Underworld, Don DeLillo
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Questa storia è iniziata due anni fa a Roma, quando Rsi, la fabbrica destinata alla riparazione dei vagoni notte per conto di Trenitalia, chiudeva i battenti. Le politiche dell’azienda di Stato stavano cambiando e le corse notturne venivano soppresse, così anche Rsi cessava di funzionare e i suoi lavoratori messi alla porta. Il 20 febbraio 2012 gli operai, affiancati da attivisti delle reti sociali romane e da lavoratori precari, decidevano di occupare e ridare vita alla struttura. Nasce così Officine Zero, un progetto che prevede l’apertura di un coworking, la messa a disposizione di un alloggio per studenti e l’avvio di un’attività di riciclo e riuso. Vestiti, mobili, elettrodomestici, apparecchi elettronici conferiti da privati o enti pubblici, saranno riparati all’interno delle officine di Oz e messi nuovamente in circolazione. “Oz si presta molto bene per questa attività” ha spiegato Antonio Conti, coordinatore dell’iniziativa “perchè nell’insediamento industriale coesistono competenze di carattere artigiano di ogni tipo: falegnami, frigoristi, fabbri, tappezzieri, metalmeccanici, tutti mestieri facilmente riconvertibili ai fini del nostro nuovo progetto”.
In base alle prime stime l’attività di riciclo e riuso di Oz impiegherà fino a duecento persone. Secondo gli esperti il settore potrebbe essere un trampolino di lancio per la nostra economia, ma le nostre amministrazioni non sembrano ancora averlo capito. Basti pensare che l’Italia non ha ancora recepito quella normativa europea che istituisce l’attività di preparazione al riultilizzo, che autorizza cioè a prendere gli oggetti classificati già come rifiuti e a ridare loro nuova vita ai fini di riimmetterli in un circuito di scambio. Eppure secondo la rete Operatori Nazionali dell’Usato se la norma fosse recepita sarebbe possibile creare una cooperativa di riuso ogni centomila abitanti, per un giro di affari di trenta miliardi di euro l’anno. Il lavoro di recupero ridisegna anche il ruolo dell’operaio, perchè mettere le mani su un prodotto usato è molto più complesso e richiede molte più competenze di quante ne servano in una catena di distribuzione, quando si producono prodotti nuovi. Nascono così nuovi lavoratori, con caratteristiche diverse e compiti più creativi rispetto a quelli richiesti al lavoratore fordista del secolo scorso. “La nostra vita quotidiana è sempre più incentrata sui consumi” si legge nel libro di Guido Viale Azzerare i rifiuti “fatta di oggetti e non di relazioni. Ma di questi oggetti e della loro storia non sappiamo quasi nulla se non quello che ci trasmette la pubblicità, ed ecco allora perchè i rifiuti sono così importanti: possono aiutarci a ritornare su questo mondo”.
In questa stagione di Terranave abbiamo raccontato molte esperienze, dalle fabbriche recuperate ai gruppi di acquisto, dai nuovi strumenti per una finanza etica a originali percorsi educativi, abbiamo intervistato agricoltori, scrittori, studenti. Educatori, architetti e economisti. Persone con sogni, aspettative, vite diverse, ma con un grande desiderio in comune: cambiare le cose, farlo senza delegare nessuno, e farlo dal basso. Mentre l’equipaggio di Terrranave volava da una regione all’altra con il suo microfono, un altro giornalista guidava il suo vecchio camper in cerca di esperienze analoghe: si chiama Daniel Tarozzi, è il caporedattore della rivista Il Cambiamento e il fautore del progetto L’Italia che cambia. Il 9 giugno 2013, dopo sette mesi e sette giorni di viaggio, Daniel ha consegnato al suo editore Chiare Lettere un libro che contiene la gran parte delle esperienze che ha incontrato. All’interno della trasmissione potrete ascoltare il suo racconto.
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