2014: Uk bets on fracking

 

              Image

nella foto:”Where do you stand” la campagna-sondaggio che l’ “Economist” porta avanti sui temi piu’ rilevanti. Liberalizzazione delle droghe, censura internet, politica estera, e ultimamente proprio il fracking. 2 poster per ogni tema, 1 favorevole, 1 contrario, ognuno con le sue motivazioni. Poi si puo’ votare nel sito.

 

REGNO UNITO  – Londra 27/12/2013. Si infiamma il dibattito sul “fracking” in Gran Bretagna, dopo che nelle scorse settimane il governo ha annunciato che da qui alla prossima estate il 40% del territorio verrà messo a disposizione delle aziende di idrocarburi per le esplorazioni del caso. L’asta sulle licenze per la ricerca di carburanti fossili riguarderà 100mila km quadrati, che vanno aggiunti ai 19mila già assegnati nei mesi scorsi ai big dello “Shale gas”, in italiano gas da argille.

Scriveva Il Primo ministro David Cameron, lo scorso agosto, in un articolo apparso sulle colonne del Telegraph, con un attacco piuttosto d’impatto, che «Se non sosterremo  questa nuova tecnologia perderemo una grande opportunità per aiutare le famiglie in difficoltà con le bollette, senza questa tecnologia potremmo perdere terreno in questa  difficile corsa globale».

Grazie ad alcuni studi relativi al sottosuolo inglese (senza specificarne la fonte), David Cameron introduceva la sua critica frontale ai “miti da sfatare” a proposito del  fracking. Secondo i dati in possesso del governo inglese, infatti, ci sarebbero almeno 1.300 mld di metri cubi di gas da argille, su 11 contee esaminate. L’ quivalente della fornitura necessaria per un fabbisogno di circa 50 anni.

Questo “serbatoio” di energie, sul modello di quello che accade negli Stati Uniti dove il 40% delle operazioni vengono eseguite attraverso la procedura del fracking, permetterebbe di dare una forte spinta all’economia, abbassando i prezzi dei consumi e creando tanti di posti di lavoro, prosegue Cameron, «Proprio come il petrolio nel Mare del Nord si creerebbe tutta una filiera nuova, nuove imprese, investimenti e competenze fresche».

Sui miti da sfatare, il Primo Ministro ha tenuto a precisare che il fracking non riguarderà solo alcune aree del paese, come qualcuno ha sostenuto, ma sarà una grossa opportunità che abbraccerà  tutti, perchè in fondo «siamo tutti sulla stessa barca». Le imprese andranno a parlare con la gente nei quartieri, fugando ogni dubbio, offrendo caffè e giornali. Il tutto con la massima disponibilità. 

«Per secoli, la Gran Bretagna ha aperto la strada agli esperimenti tecnologici: una rivoluzione industriale ante litteram, molte delle scoperte scientifiche più importanti che l’umanità conosca, e lo spirito di impresa e di innovazione che ci ha servito per molte decadi. Il fracking è parte di questa tradizione, quindi cerchiamo di coglierla».

Le critiche, ovviamente arrivano da diversi punti, e chissà se David Cameron avrà avuto modo di conoscere il point of view di organizzazioni autorevoli come “Chatham House”, che in una pubblicazione di agosto del 2012 faceva notare che se la «rivoluzione dello Shale gas» non sarà in grado in futuro di garantire forniture di gas a buon mercato,  probabilmente potrebbe essere troppo tardi per affrontare i problemi legati al cambiamento climatico.

Herry Huyton, responsabile della politiche per il cambiamento climatico presso Rspb dichiara di aver richiesto garanzie per le aree più ecologicamente sensibili come parchi e riserve, ricevendo risposte piuttosto deludenti da parte del ministro dell’ambiente. L’idea non viene presa in considerazione perchè costituirebbe un limite all’attività del fracking. 

E cosi mentre il governo lancia simili prospettive entusiasmanti, con grande slancio e ottimismo da parte dei suoi esponenti più coinvolti,  anche il sindaco di Londra, Boris Johnson, si dichiara apertamente favorevole alle trivellazioni e perchè no, anche ad un ritorno al nucleare: «I francesi ci ridono dietro, a noi che per primi abbiamo diviso l’atomo». E poi ancora sui parchi eolici (osservati guidando verso la Scozia): «La sfilata infinita di vecchi e agitati pazzi bianco-vestiti, che gesticolano debolmente a vicenda attraverso i campi e le valli, i mulini a vento, le turbine – in qualunque modo sono chiamati- voglio dire le cose che assomigliano un po’ ad una invasione venusiana orrenda, marciando sopra le brughiere e distruggendo le valle». 

Insomma, La Gb si prepara alla svolta energetica, e non sembra essere ispirata ai principi della green-economy.  Ma vediamo meglio cos’è il fracking, e quali sono i rischi da mettere in conto.

Il termine fracking (o hydrofracking), consiste nella “fratturazione idraulica” orizzontale (horizontal drilling) di una formazione rocciosa di profondità mediante trivellazione. Grazie all’utilizzo di piccole cariche esplosive vengono creati dei fori in maniera da permettere il passsaggio di svariati e imprecisati fluidi chimici dei quali un rapporto del Comitato energia e commercio Usa di aprile 2011 ha fornito dei dati giudicati da altri organismi incompleti, si tratta di  benzene, piombo, xilene, formaldeide, acrilamide, ossido di propilene, acido nitrilotriacetico e non solo.

Oltre a questi agenti chimici – molti dei quali tossici, o addirittura cancerogeni – in un documentario del regista-senatore argentino Fernando Ezequiel “Pino” Solanas, intitolato “La guerra del fracking”, è possibile constatare che aziende americane come Halliburton (la prima a sfruttare il metodo nel 1949), ma anche Chevron,  Cuadrilla (presidente Lord Browne ex capo di British Petroleum) e Bp, utilizzino materiali altamente radioattivi durante questo processo di fratturazione idraulica.

Il passaggio successivo alla trivellazione, l’apertura di microfratture e poi la fase di “riempitura” mediante gli agenti chimici descritti sopra, rendono permeabile il sottosuolo, pronto per il pompaggio.

In questa  nuova fase viene pompata una quantità enorme di acqua (16.000 litri al minuto), addizionata con altri agenti chimici e sabbia. Proprio quella sabbia descritta in un recente articolo del Wsj come il “nuovo oro”, che grazie all’ incremento esponenziale della domanda ha visto aumentare le quotazioni di aziende come la “Hi- Crush Partners” di Houston (+59% nel 2012) o la “U.S. Silica Holding Inc.” che in un anno ha raddoppiato il proprio valore toccando quota 1,9 mld di dollari. Per il fracking, quello della sabbia è un buon business. 

La forte pressione esercitata dall’ acqua, infine, spingerà il metano, il petrolio, o altri gas sui quali si sta lavorando in superficie, dove verranno immagazzinati e portati in raffineria.

Le conseguenze sul piano ambientale, sulla salute degli esseri viventi cosi come sui rischi di contaminazione per la catena alimentare non sono da sottovalutare. Le notizie che registriamo riguardo ai microsismi per ora ci parlano di fenomeni piuttosto localizzati e di lieve intensità, ma certamente una tenuta superficiale estesa dei terreni può causare in futuro danni incalcolabili. Sui dati relativi a casi di intossicazione o avvelenamento  dell’ecosistema esistono esempi ampiamente documentati in Texas, Ohio e Colorado, dove in alcune abitazioni dai rubinetti usciva liquido infiammabile invece dell’acqua potabile.

Sul fronte italiano è importante ricordare che a settembre dal Ministero dello Sviluppo economico è stata approvata una risoluzione (primo firmatario Filippo Zaratti di Sel) che rassicura, almeno per il momento e mette in guardia da possibili tentazioni sullo shale gas. Secondo il documento , firmato da tutti i gruppi  «il territorio nazionale è caratterizzato da una rilevante complessità geo-strutturale che non soddisfa le condizioni minerarie necessarie alla formazione e al recupero dello shale gas. Sia sul piano geologico che sul piano territoriale e ambientale si ritiene quindi che in Italia non ci siano le condizioni favorevoli allo sviluppo della coltivazione di shale gas. Inoltre» prosegue la nota «l’utilizzo del fracking per la coltivazione di shale gas non è mai stato autorizzato in Italia, né esistono, alla data attuale, procedimenti presso il ministero per il rilascio di permessi, concessioni e autorizzazioni».

————————————————————————–

ètn per agc.communication.eu 25/12/2013

BARTOLOMENO GAGLIANO & FRANCESCO SEDDA COMPAGNI DI SANGUE

Image

Bartolomeo Gagliano, 55 anni (foto Ansa)

Sara Di Marzio ottobre 2007

Compagni di sangue“, questo è il nome che verrà dato alla coppia formata da Bartolomeo Gagliano e Francesco Sedda; le loro storie, apparentemente divise, si intrecceranno in un vortice di follia dopo il loro incontro in un ospedale psichiatrico, ma procediamo con ordine, dal racconto separato delle 2 vite, sino al fatidico incontro che porterà alla stipulazione del loro assurdo patto sanguinario.

Bartolomeo Gagliano nasce a Nicosia, in Sicilia, nel 1959, ma da bambino si trasferisce con la famiglia a Savona.
Cresce in una famiglia normale e ha un’infanzia normale, ma a soli 22 anni, nel gennaio del 1981, uccide una prostituta tossicodipendente sua amante, Paolina Fedi di 32 anni, che lo minacciava di rivelare i dettagli della loro relazione alla fidanzata ufficiale di Gagliano, che intanto aveva già prefissato la data delle nozze.
Gagliano la uccide spaccandole la testa con un sasso. La corte lo ritiene incapace di intendere e di volere e lo condanna a 10 anni di reclusione da trascorrere presso il manicomio giudiziario di Aversa (Caserta).
Nel 1983, durante una licenza premio, Gagliano sequestra un’intera famiglia, poi un tassista, poi ancora una famiglia in un negozio e infine si arrende alla polizia; viene di nuovo internato nell’ospedale psichiatrico di Montelupo (Firenze), dove conosce Francesco Sedda.

Francesco Sedda nasce a Nuoro, nel 1958, ma vive in Liguria, a Genova, dall’età di due anni.
Sedda è un delinquente come ce ne sono tanti, a partire dai 18 anni, si dedica esclusivamente ai furti e alle rapine, è inoltre tossicodipendente e sieropositivo. Francesco però è anche, secondo una perizia psichiatrica dell’epoca, totalmente infermo di mente. Per questo, dopo l’ennesima condanna per furto, viene rinchiuso nel manicomio giudiziario di Montelupo.

I due nell’ospedale stringeranno non solo un’amicizia, ma un vero e proprio legame di sangue.
Sedda e Gagliano evadono dall’ospedale l’11 gennaio del 1989 e l’8 febbraio uccidono un transessuale uruguayano,Nahir Fernandez Rodriguez di 32 anni. Gli sparano in faccia con una pistola calibro 7,65 e poi lo abbandonano in una boscaglia lungo l’autostrada Milano-Genova.
Il 14 febbraio, San Valentino, gli assassini freddanoFrancesco Panizzi, un travestito tossicodipendente di 34 anni, conosciuto nell’ambiente come “Vanessa”.
Panizzi si era appartato con un cliente in auto, un operaio divorziato di 34 anni, quando qualcuno si è avvicinato all’auto e ha cercato di forzare la portiera. Convinto di essere vittima di una rapina, Vanessa è sceso dall’auto deciso a consegnare la borsa al malvivente, che però fa fuoco con la propria calibro 7,65. Il cliente è ferito di striscio, ma per Panizzi non c’è niente da fare: il proiettile gli trapassa la faccia.

Passano solo 24 ore e una prostituta, Laura Baldi, viene orrendamente ferita da un proiettile calibro 7,65, che le trapassa la gola e le frattura la mascella, ma senza ucciderla.
Questa volta però c’è un testimone, uno studente (soprannominato dai media come lo “studente nottambulo”) che ha visto l’aggressore. Un uomo alto 1.70, con i capelli ricci e neri.
L’identikit porterà all’erroneo arresto di un cuoco disoccupato, il 18 febbraio, che per fortuna rimarrà in galera solo 2 giorni.
Nel frattempo i giornali ricevono telefonate anonime di un anonimo “giustiziere” che dichiara di aver contratto l’Aids con una prostituta e di volersi vendicare uccidendo le ultime cinque con cui ha avuto rapporti.
Naturalmente le indagini non portano a nulla, si tratta dei soliti mitomani.

Il 20 febbraio, Gagliano viene fermato, per puro caso, da un posto di blocco. Gli agenti lo riconoscono subito come l’uomo evaso dall’ospedale di Montelupo e lo mettono in stato di fermo. A bordo dell’Opel Corsa guidata dall’uomo vengono inoltre ritrovati 2 bossoli calibro 7,65, sparati dalla stessa pistola che quella settimana ha freddato 2 uomini e ferito gravemente una donna.
Gagliano viene arrestato e in carcere tenta subito il suicidio. Dopo poco tempo, braccato dalla polizia, anche Sedda si arrende e si costituisce. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’esecutore dei delitti sarebbe stato sempre Gagliano, mentre Sedda avrebbe solo partecipato sia di persona che alla “pianificazione”. Non è escluso che fosse proprio lui il mitomane che telefonava ai giornalisti.
Entrambi dichiarati nuovamente infermi di mente, vengono rispediti all’ospedale psichiatrico giudiziario, questa volta in Emilia Romagna, nuovamente compagni di cella.
I 2 serial killer faranno ancora parlare di sé in azioni solitarie. Nel 1991, Sedda evade e partecipa ad una rapina in provincia di Genova. Riportato di nuovo all’ospedale psichiatrico, vi resterà fino alla morte nel 1994, a soli 36 anni.
Bartolomeo Gagliano è evaso ripetutamente dall’ospedale. E’ stato fermato con addosso degli esplosivi, ha ferito una donna durante un rapporto sessuale, ha ferito un metronotte che lo ha sorpreso a rubare e infine è stato ritrovato armato e in possesso di molta droga. Ad oggi, Gagliano è ancora rinchiuso in una casa di lavoro emiliana.

Serial Killer e Metodi di Indagine

http://www.occhirossi.it/biografie/CompagniDiSangue.htm

Arabia Saudita: vietate quel film

 

                                     Image

 

 

IRAN – Teheran. 16/12/13. Secondo la Tasnim agency, il principe saudita Talal bin Abdulaziz ha chiesto, tramite amici comuni, al presidente siriano Bashar al-Assad di vietare la circolazione di un film anti-saudita nel suo paese, già devastato dalla guerra. Dal proprio account Twitter, il principe saudita ha criticato aspramente il regista siriano del ‘Re della Sabbia’, Najdat Aznour, chiamandolo “direttore del Jihad al-Nikah”.

Il film, King of the Sands, scrive ancora l’agenzia, racconta la storia del fondatore del regno saudita, Ibn Saud, da misterioso leader tribale del Kuwait a dominatore incontrastato della penisola arabica.
Il film descrive Ibn Saud come di un uomo senza scrupoli, donnaiolo sanguinario pedina degli inglesi.
Il regista del film ha detto che la sua intenzione era quella di esporre il fanatismo religioso promosso da Ibn Saud, che è alla base del terrorismo moderno.
Il principe Talal, dal parte sua, ha sostenuto che il film non è stato per niente un lavoro di successo e che «verrà gettato nel cestino della spazzatura».
Il Principe saudita ha scritto che dopo tutti i favori da parte di Abdul Aziz Al Saud nei confronti della Siria e del governo siriano adesso la nazione non può dimenticarli, Bashar Assad ordini che quel film venga vietato.
In un’intervista al quotidiano libanese Al Akhbar il 30 novembre, Assad ha detto che la guerra in Siria potrebbe cessare immediatamente se l’Arabia Saudita la smettesse di infiltrare militanti che si riversano nel paese da quando sono iniziate le proteste del 2013.
«Arabia Saudita, Qatar e Turchia sono stati i più forti sostenitori della guerra in Siria, Riyadh e Doha hanno speso miliardi di dollari per sostenere i militanti». Si legge ancora nel comunicato dell’agenzia. 
Il Principe saudita Bandar bin Sultan, che è il direttore dei servizi segreti sauditi è stato definito da molti come uno dei principali protagonisti della guerra contro la Siria.

          —————————————————————————————————

ètn >> agc communication.eu

 

International Love

International Love

La vendita porta a porta del “Buco con la camicia intorno” e’ ormai giunta alla sua fase piu’ importante, quella finale.
Da pg 18 a pg 25 troverete 7 articoli scritti da altrettanti giornalisti, roba da psicologi del linguaggio, mindfuckers di professione, superesperti del marketing per Infotainment.
Qualcuno parla di schedature o “liste di proscrizione” per giornalisti. In realta’ si tratta di conoscere meglio CHI scrive COSA, e anche perche’. Poi magari si potrebbe approfondire chi c’e’ dietro all’ “Internazionale” e alle sue belle copertine. Presidente, amministratore delegato, consiglieri e scrittori vari. Un mondo inesplorato, altro che Repubblica.

GB: “Nuove regole per i social network”

Image

(Il procuratore generale Dominic Grieve)

REGNO UNITO – Londra 05/12/2013. Sir Brian Henry Leveson, giudice onorario che esamina gli appelli dell’Alta Corte di Giustizia inglese ha descritto il mondo online come un “megafono per il gossip”.

Dopo una serie di scandali e fughe di notizie che vedevano minacciare il sereno svolgimento e la privacy di alcuni imputati, Il procuratote generale Dominic Grieve, ha fatto sapere che se fino ad oggi al mondo dei social sono state applicate più o meno le stesse regole dei media tradizionali, a breve si applicherà un regolamento più restrittivo. Sir Grieve è stato criticato per aver definito un paio di settimane fa la comunità pakistana “endemicamente corrotta” durante un dibattito sulle cause dell’aumento di questo costume immorale. Proprio nei giorni scorsi le classifiche di Transparency International attestavano il Regno Unito al 14 posto su 177 nazioni nelle classifiche sulla percezione della corruzione (Italia 69°)

I membri più anziani dell’Alta Corte temono che l’esplosione dei social possa danneggiare alcuni imputati durante lo svolgimento dei loro processi. Spesso alcune notizie nascono da un cinguettio più che dalla voce di un giudice e subito dopo spiccano il volo richiamando sciami di messaggeri, portatori di verità supposte. In futuro  potranno essere rintracciate informazioni dirette tramite il sito web gov.uk e l’ account Twitter del procuratore generale, Mr Grieve.

Nel mese scorso un uomo era stato condannato (pena sospesa) per aver diffuso  le foto di un assassino, Jamie Bulger, a cui lo stato aveva assegnato una nuova identità. E poi  il caso della figlia di Bob Geldof, Peaches, costretta a scusarsi per aver twittato i nomi delle due madri i cui due bambini avevano subito abusi da parte della rockstar gallese Ian Watkins. Insomma, per i giudici britannici è arrivato il momento di regolamentare questa diffusione di informazioni in maniera da tutelare l’integrità dei processi in corso e di quelli futuri. Intanto nel 2013 sono state rilasciate più del doppio delle informazioni relative a queste cause, rispetto alla media degli ultimi anni.

Nel tritacarne per “ragù misti” sono finiti lo ricordiamo i casi di “phone hacking” dei dipendenti della “News International” quindi del Times, Sunday Times, The Sun, Today, News of the World e London Paper (proprietà Murdoch) ma anche quello del cecchino della Sas, il sergente Danny Nightingale, imputato davanti alla corte marziale per possesso illegale di arma da fuoco. Il procuratore generale Dominic Grieve sostiene che queste misure serviranno a facilitare i commenti rendendoli più precisi , le informazioni corrette potranno aiutare le persone a farsi una idea migliore e il dibattito sarà sicuramente meno impreciso. Spesso si prendono per buone informazioni raccolte sui social che magari si rivelano infondate o peggio artefatte.

Dall’ufficio del procuratore fanno sapere tramite il suo portavoce che oltre ad essere un valido strumento  per tenere il passo con l’ era dell’informazione, in questo modo, e con la diffusa circolazione dei nuovi regolamenti grazie a campagne informative sarà molto più difficile citare l’ignoranza come fattore attenuante. A parte alcune critiche (piuttosto deboli nelle motivazioni) in generale nell’opinione pubblica vi è la consapevolezza che ormai in molti casi ci si informa attraverso i social e che spesso alcune “interpretazioni” largamente condivise compromettono il lavoro della magistratura. Per Patrick Smith blogger di BuzzFeed UK questa è una decisione da adulti, in questo modo la democrazia acquista più valore se la gente è consapevole di quello che accade realmente nei tribunali.

———————————————————————————————————————–

ètn

Il “Guardian” alla sbarra

Image

REGNO UNITO – Londra 05/12/2013. Il 3 dicembre in diretta tv il caporedattore del giornale The Guardian, Alan Rusbridger (origini zambesi) è stato interrogato da alcuni deputati della commissione affari interni.

Nel corso di questo pubblico scambio di vedute in sede istituzionale, Rusbridger ha difeso il lavoro del suo team in relazione alla pubblicazione delle rivelazioni di Snowden, rigettando l’ accusa che gli viene rivolta da agosto, ossia quella di aver messo in serio pericolo la sicurezza del Regno Unito.

Vale la pena di riportare i passaggi chiave di questa audizione.

Le prime domande arrivano dal Presidente della Commissione Keith Vaz (laburista):

KV: Siamo nati entrambi fuori da questo paese, ma io lo amo. Lo ama anche lei

AR: Viviamo in un paese democratico, e la maggior parte delle persone che hanno lavorato in questa storia sono cittadini britannici che amano questo paese. Una delle cose che ci rende patriottici e’ che qui’ esiste la democrazia, questo permette che ci sia una stampa libera e di conseguenza abbiamo anche la libertà di poterne discutere-

KV: Quindi lo avreste  fatto per aiutare a capire cosa succede con questa storia della sorveglianza, non avevate intenzione di  danneggiare la sicurezza del paese?

AR: Ci sono paesi in cui la democrazia non esiste dove i servizi di sicurezza e i politici dicono ai giornalisti cosa devono o non devono scrivere. Questo non accade in GB ed e’ uno dei motivi per cui io amo questo paese. In Gran Bretagna, che non e’ l’ America, abbiamo la libertà di pensare, scrivere, raccontare mantenendo la privacy; il tutto bilanciato dall’attenzione verso la sicurezza nazionale. Le assicuro che al Guardian nessuno ha mai sottovalutato l’ importanza di questo aspetto.

Arriva il turno del conservatore Michael Ellis

ME: E’ consapevole di aver violato l’ articolo 58A del “Terrorism Act” in materia di pubblicazione generalità di agenti in servizio presso il GCHQ, oltre ai  documenti top secret scambiati tra l’ intelligence britannica e quella statunitense?

AR: Erano documenti segreti.

ME: E’ consapevole che le informazioni personali potrebbero rivelare aspetti quale l’ orientamento sessuale delle persone che lavorano all’interno del GCHQ?

AR: Questa storia dell’orientamento sessuale mi e’ completamente nuova, può approfondire meglio, ne sono piuttosto interessato

ME: Nei 58 mila file che avete ci sono anche questo tipo di informazioni..

AR: Se si va sul sito di Stonewall si possono ricavare lo stesso informazioni sul PrideGCHQ.

ME: Quindi non e’ una novità per lei…Ha causato la pubblicazione di documenti segreti classificati, tenuti al sicuro non per nasconderli al Guardian ma per tenerli fuori dalla portata di persone che potrebbero farci del male. Se tu avessi decrittato il Codice Enigma, durante la seconda guerra mondiale (il matematico James Grime, lo fece e un incrociatore tedesco fu affondato) lo avresti comunicato ai nazisti?

AR: Penso che qualsiasi giornalista sarebbe in grado di fare una distinzione tra le due cose..

Mark Reckless (conservatore): È sicuro spedire pacchi di file crittografati  tramite FedEx?

AR: Le notizie su FedEx erano grossolanamente esagerate, si parlava di decine di migliaia di documenti, tra cui nomi di spie MI5 e MI6, bugie. Era solo del materiale relativo ad una storia, tra l’altro crittografata a livello militare, inviata in modo sicuro e arrivata a destinazione senza problemi, non c’e’ stata alcuna perdita in quel caso.

MR: in una risposta del 7 novembre al deputato conservatore Julian Smith hai dichiarato di non aver pubblicato ne utilizzato le informazioni sul personale della nostra intelligence. Hai aggiunto pero’ che queste informazioni erano state comunicate al New York Times, sbaglio?

AR: Nel momento in cui abbiamo trasmesso il materiale al New York Times abbiamo avvertito il segretario del gabinetto di quello che stavamo facendo, segnalando anche il nome dell’editore del NYT e i suoi contatti.

MR: Ha detto che il materiale dato al Washington Post non era fuori dal vostro controllo, perchè quello dato al NYT lo tenevate d’ occhio?

AR: Il materiale e’ stato consegnato al WP da Edward Snowden nelle mani del giornalista Barton Gellman, mentre quello che condividiamo e’ sotto controllo mio e dell’editore del NYT.

MR: Credo che lei abbia commesso alcuni reati. Ritiene di pubblico interesse che si continui a indagare sul suo operato?

AR:

Credo che dipenda dalla vostra idea di stampa libera. In America il procuratore generale ha detto che per quanto ha visto finora non intende processare il giornalista Gleen Greenwald. Ha aggiunto che sotto la sua vigilanza non perseguirà mai un giornalista che fa il proprio dovere. Questo mese ho parlato con l’ ex consigliere generale della NSA Stuart Baker. Lui stesso distingue tra ciò che Snowden ha fatto e il lavoro dei giornalisti. Mi ha detto che una volta che le informazioni arrivano nelle mani dei giornalisti, diventano materiale protetto. Personalmente ho già fatto presente il mio pensiero, e cioé che l’ opinione pubblica peserà molto attentamente ogni decisione che prenderete in futuro.

————————————————————————-

ètn