BARTOLOMENO GAGLIANO & FRANCESCO SEDDA COMPAGNI DI SANGUE

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Bartolomeo Gagliano, 55 anni (foto Ansa)

Sara Di Marzio ottobre 2007

Compagni di sangue“, questo è il nome che verrà dato alla coppia formata da Bartolomeo Gagliano e Francesco Sedda; le loro storie, apparentemente divise, si intrecceranno in un vortice di follia dopo il loro incontro in un ospedale psichiatrico, ma procediamo con ordine, dal racconto separato delle 2 vite, sino al fatidico incontro che porterà alla stipulazione del loro assurdo patto sanguinario.

Bartolomeo Gagliano nasce a Nicosia, in Sicilia, nel 1959, ma da bambino si trasferisce con la famiglia a Savona.
Cresce in una famiglia normale e ha un’infanzia normale, ma a soli 22 anni, nel gennaio del 1981, uccide una prostituta tossicodipendente sua amante, Paolina Fedi di 32 anni, che lo minacciava di rivelare i dettagli della loro relazione alla fidanzata ufficiale di Gagliano, che intanto aveva già prefissato la data delle nozze.
Gagliano la uccide spaccandole la testa con un sasso. La corte lo ritiene incapace di intendere e di volere e lo condanna a 10 anni di reclusione da trascorrere presso il manicomio giudiziario di Aversa (Caserta).
Nel 1983, durante una licenza premio, Gagliano sequestra un’intera famiglia, poi un tassista, poi ancora una famiglia in un negozio e infine si arrende alla polizia; viene di nuovo internato nell’ospedale psichiatrico di Montelupo (Firenze), dove conosce Francesco Sedda.

Francesco Sedda nasce a Nuoro, nel 1958, ma vive in Liguria, a Genova, dall’età di due anni.
Sedda è un delinquente come ce ne sono tanti, a partire dai 18 anni, si dedica esclusivamente ai furti e alle rapine, è inoltre tossicodipendente e sieropositivo. Francesco però è anche, secondo una perizia psichiatrica dell’epoca, totalmente infermo di mente. Per questo, dopo l’ennesima condanna per furto, viene rinchiuso nel manicomio giudiziario di Montelupo.

I due nell’ospedale stringeranno non solo un’amicizia, ma un vero e proprio legame di sangue.
Sedda e Gagliano evadono dall’ospedale l’11 gennaio del 1989 e l’8 febbraio uccidono un transessuale uruguayano,Nahir Fernandez Rodriguez di 32 anni. Gli sparano in faccia con una pistola calibro 7,65 e poi lo abbandonano in una boscaglia lungo l’autostrada Milano-Genova.
Il 14 febbraio, San Valentino, gli assassini freddanoFrancesco Panizzi, un travestito tossicodipendente di 34 anni, conosciuto nell’ambiente come “Vanessa”.
Panizzi si era appartato con un cliente in auto, un operaio divorziato di 34 anni, quando qualcuno si è avvicinato all’auto e ha cercato di forzare la portiera. Convinto di essere vittima di una rapina, Vanessa è sceso dall’auto deciso a consegnare la borsa al malvivente, che però fa fuoco con la propria calibro 7,65. Il cliente è ferito di striscio, ma per Panizzi non c’è niente da fare: il proiettile gli trapassa la faccia.

Passano solo 24 ore e una prostituta, Laura Baldi, viene orrendamente ferita da un proiettile calibro 7,65, che le trapassa la gola e le frattura la mascella, ma senza ucciderla.
Questa volta però c’è un testimone, uno studente (soprannominato dai media come lo “studente nottambulo”) che ha visto l’aggressore. Un uomo alto 1.70, con i capelli ricci e neri.
L’identikit porterà all’erroneo arresto di un cuoco disoccupato, il 18 febbraio, che per fortuna rimarrà in galera solo 2 giorni.
Nel frattempo i giornali ricevono telefonate anonime di un anonimo “giustiziere” che dichiara di aver contratto l’Aids con una prostituta e di volersi vendicare uccidendo le ultime cinque con cui ha avuto rapporti.
Naturalmente le indagini non portano a nulla, si tratta dei soliti mitomani.

Il 20 febbraio, Gagliano viene fermato, per puro caso, da un posto di blocco. Gli agenti lo riconoscono subito come l’uomo evaso dall’ospedale di Montelupo e lo mettono in stato di fermo. A bordo dell’Opel Corsa guidata dall’uomo vengono inoltre ritrovati 2 bossoli calibro 7,65, sparati dalla stessa pistola che quella settimana ha freddato 2 uomini e ferito gravemente una donna.
Gagliano viene arrestato e in carcere tenta subito il suicidio. Dopo poco tempo, braccato dalla polizia, anche Sedda si arrende e si costituisce. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’esecutore dei delitti sarebbe stato sempre Gagliano, mentre Sedda avrebbe solo partecipato sia di persona che alla “pianificazione”. Non è escluso che fosse proprio lui il mitomane che telefonava ai giornalisti.
Entrambi dichiarati nuovamente infermi di mente, vengono rispediti all’ospedale psichiatrico giudiziario, questa volta in Emilia Romagna, nuovamente compagni di cella.
I 2 serial killer faranno ancora parlare di sé in azioni solitarie. Nel 1991, Sedda evade e partecipa ad una rapina in provincia di Genova. Riportato di nuovo all’ospedale psichiatrico, vi resterà fino alla morte nel 1994, a soli 36 anni.
Bartolomeo Gagliano è evaso ripetutamente dall’ospedale. E’ stato fermato con addosso degli esplosivi, ha ferito una donna durante un rapporto sessuale, ha ferito un metronotte che lo ha sorpreso a rubare e infine è stato ritrovato armato e in possesso di molta droga. Ad oggi, Gagliano è ancora rinchiuso in una casa di lavoro emiliana.

Serial Killer e Metodi di Indagine

http://www.occhirossi.it/biografie/CompagniDiSangue.htm

Traducendo Pilger. Obama e il “Totalitarismo soft”

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                                                                                                          John Pilger, July 5th, 2013.

 

Immagina l’aereo del Presidente della Francia costretto ad atterrare in America Latina per il “sospetto” che trasporti un rifugiato politico per la sicurezza – e non solo un qualsiasi rifugiato ma qualcuno che ha fornito ai popoli del mondo la prova di attività criminali su scala epica.

Immaginate la risposta da Parigi, per non parlare della “comunità internazionale”, come i governi occidentali si definiscono. In un coro di indignazione, sentir abbaiare da Whitehall a Washington, da Bruxelles a Madrid, gli eroi delle forze speciali prontamente spediti a salvare il loro capo e, come in uno sport, a disintegrare la fonte di tale flagrante gangsterismo internazionale. Editoriali dei giornali farebbero il tifo per loro, forse ricordando ai lettori che questo tipo di pirateria è stata esposta dal Reich tedesco nel 1930.

L’ atterraggio forzato del presidente boliviano Evo Morales – lo spazio aereo negato da Francia, Spagna e Portogallo (Pilger non cita l’ Italia, gli ho scritto, vediamo se risponde n.d.è ) seguito dal suo sequestro di 14 ore, mentre i funzionari austriaci chiedevano di “ispezionare” il suo aereo per verificare la presenza del “fuggitivo” Edward Snowden – è stato un atto di pirateria aerea e terrorismo di stato. Una metafora del gangsterismo che ora governa il mondo e la viltà e l’ipocrisia degli astanti che non osano chiamarlo per nome.

A Mosca per un summit dei paesi produttori di gas, il Presidente Morales veniva intervistato su Snowden, intrappolato all’ aeroporto Mosca. “Se ci fosse una richiesta [di asilo politico],” ha detto, “naturalmente, saremmo disposti a discuterla e a prenderla in considerazione.” Per il Padrino (USA) era chiaramente una provocazione . “Siamo stati in contatto con una serie di paesi che hanno offerto la possibilita’ di soggiornare a Snowden o di viaggiare attraverso il loro paese”, ha detto un funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

I francesi – dopo aver alzato la voce con Washington per essere stati spiati (NSA), come rivelato da Snowden – sono stati i primi, seguiti dai portoghesi. Gli spagnoli poi hanno fatto la loro parte facendo rispettare il divieto di sorvolo del loro spazio aereo, dando ai mercenari viennesi del Padrino abbastanza tempo per scoprire in che modo Snowden cercasse tutela dietro l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che recita: “Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi dell’ asilo politico dalle persecuzioni. ”

Quelli pagati per “mantenere le cose in chiaro” hanno fatto la loro parte in un gioco multimediale al gatto e al topo che rafforza le bugie del Padrino sopra questo giovane eroe, perseguitato da un sistema di giustizia preventiva, fatta di incarcerazione vendicativa che diventa tortura: chiedere a Bradley Manning ed ai fantasmi che vivono a Guantanamo.

Gli storici sembrano concordare sul fatto che l’ascesa del fascismo in Europa si sarebbe potuta evitare se la classe politica liberale o di sinistra avessero capito in anticipo la vera natura del suo nemico. I paralleli di oggi sono molto diversi, ma la spada di Damocle sopra Snowden, come il rapimento casuale del presidente boliviano, dovrebbe suscitare in noi la necessita’ di riconoscere la vera natura del nemico.

Le rivelazioni di Snowden non riguardano solo la privacy, né la libertà civile, nè tantomeno lo spionaggio di massa. Piuttosto qualcosa di innominabile: la faccia democratica degli Stati Uniti ora a malapena riesce a nascondere un gangsterismo sistematico storicamente identificato, non necessariamente la stessa faccia del fascismo. Martedì scorso, un drone americano ha ucciso 16 persone nel Nord Waziristan, “dove sono presenti molti dei militanti più pericolosi del mondo “, dicevano i pochi punti che ho letto. Sui militanti più pericolosi del mondo hanno scagliato i droni, e non era una considerazione. Il presidente Obama li manda personalmente ogni Martedì.

Nella sua accettazione del Premio Nobel 2005 per la letteratura, Harold Pinter parlo’ di “un vasto arazzo di menzogne ​​di cui ci nutriamo”. Egli affermo’ che “la brutalità sistematica, le atrocità diffuse” dell’Unione Sovietica erano ben noti in Occidente, mentre i crimini americani erano “superficialmente registrati, documentati, e tanto meno riconosciuti”. Il silenzio più duraturo dell’era moderna copriva l’estinzione e la spoliazione di innumerevoli esseri umani da parte dell’America e dei suoi agenti. “Ma non si sapeva”, ha detto Pinter. “Non era mai successo. Anche mentre stava accadendo non era mai successo. Non aveva importanza. Non era interessante “.

Questa storia nascosta – non proprio nascosta, ovviamente, ma esclusa dalla coscienza della società imbevuta nei miti e le priorità americane – non è mai stata cosi’ vulnerabile all’esposizione. La denuncia di Edward Snowden , come quella di Bradley Manning e Julian Assange e Wikileaks, rischia di rompere il silenzio descritto da Pinter.. Nel rivelare il piu’ orwelliano dei sistemi polizieschi di sorveglianza, al servizio della macchina da guerra, hanno acceso una luce sul vero estremismo del 21° secolo. Con un gesto senza precedenti il giornale tedesco “Der spiegel”ha definito quello di Obama come un “TOTALITARISMO SOFT”…

“If the penny is finally falling, we might all lock closer to home”…

Se tutto va bene si torna a casa..?

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>>étn–> John Pilger. 23/08/2013.

related post:

  1. NSA leaker Snowden’s plane to Cuba will pass through US airspace – source
  2. Aeroflot plane presumably carrying NSA leaker Snowden arrives in Moscow
  3. Understanding the latest leaks is understanding the rise of a new fascism – John Pilger
  4. John Pilger: “There is No War on Terror; But there is a War OF Terror”
  5. ‘No stopping’ more Snowden revelations – Assange
  6. Greenwald: New NSA Bombshell On The Way
  7. Film: John Pilger – The New rulers of The World
  8. NSA Whistleblower Edward Snowden Goes Missing

John Pilger – “The War You Don’t See”

“….+..Diciamo che si parlava gia’ da mesi di “strani giocattoli” in mano ai ribelli, tipo questo gas sarin, di cui molti fino a ieri non avevano mai sentito parlare. Noi stessi, avevamo avuto notizia diretta ( riportata in data 5/8 c.m.) dalle nostre fonti, del fatto che gli Stati Uniti stessero addestrando gruppi anti-siriani (guidati dalla CIA) presso la base di al-Mouqar, in Giordania, rifornendoli di anticarri e missili Stinger. Nel documento si parlava di circa 3000 uomini scelti tra i giovani siriani. Del gas sarin in mano agli oppositori al regime di Assad ne parlava gia a maggio Carla del Ponte,ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale, ma l’ inchiesta sara’ rimasta insabbiata presso qualche ufficio dell’ Onu, come spesso accade. Gli attori in scena, compresa la Francia, sembrano essere gli stessi, i riferimenti all’ istituzione di una no-fly zone ci sono e vengono confermati direttamente dal governo degli Stati Uniti.. manca solo l’ occupazione di Daraa..
Per il resto, ci tengo a dire che la cosa peggiore di tutte e’ davanti ai nostri occhi, e non sentiamo la necessita’ di divulgare immagini e video strazianti di cadaveri, soprattutto di bambini. Per quello c’e’ la tv. Qui’ non si mette in discussione cio’ che appare evidente nella sua nauseante brutalita’, la strage e’ compiuta. Non abbiamo la pretesa di stabilire di chi sia la colpa, non oggi, ne di competere con qualcuno in quanto ad affidabilita’. Anzi se sbagliamo qualcosa ci fa piacere saperlo, e magari confrontarci, cosa che devo dire accade raramente.. Il nostro impegno e’ per cercare di afferrare qualcosa che sfugge, ma che spesso a forza di correrLe dietro ogni giorno si riesce a intravederne la sagoma. Ecco, quando questo succede, noi la fotografiamo.

Perche’ mai dovremmo fidarci delle televisioni, dei media corrotti, dei complici e dei camerieri dei potenti? Di quanti Vietnam, Laos, Iraq, Cambogia, Timor Est, Colombia, Bolivia, Cuba, Filippine, Afghanistan, Africa e Balcani abbiamo ancora bisogno per capire con chi abbiamo a che fare?.. La Propaganda a stelle e strisce e il loro imperialismo ci hanno colti impreparati TROPPE volte.

Un uomo piccolo piccolo un giorno disse:” I know it’s in Texas, probably in Tennessee, that says: Fool me once, shame on, shame on you!..Fool me, you can’t get fooled again.”
“Conosco un detto del Texas, probabilmente del Tennessee, che dice: mi freghi una volta, vergogna, vergognati!.. Fregami, ma non potrai farlo un’ altra volta…

Era George W. Bush..”

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étn in RL38°…23/08/

Esclusivo: Dopo smentite multiple, la CIA ammette di aver spiato Noam Chomsky.

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traduzione a cura di ètn.
Per anni, la Central Intelligence Agency ha negato di avere un file segreto sul professore del MIT e famoso dissidente Noam Chomsky. Ma una nuova divulgazione di governo ottenuta mediante cablogramma rivela per la prima volta che l’agenzia infatti raccoglieva registrazioni sull’ iconona pacifista durante il suo periodo di massimo splendore negli anni settanta.
La divulgazione rivela anche che tutto il file della CIA di Chomsky è stato rimosso dagli archivi di Langley, generando domande per quanto riguarda i tempi in cui il file è stato distrutto e sotto quale autorità.
La svolta nella ricerca di file della CIA riguardanti Chomsky si presenta sotto forma di una richiesta di libertà di informazione Act (FOIA) al Federal Bureau of Investigation. Per anni, le richieste del FOIA alla CIA hanno raccolto esito negativo: “Non abbiamo individuato nessuna registrazione corrispondente alla vostra richiesta.” Le smentite non furono mai interamente credibili, dato lo sfacciato attivismo pacifista di Chomsky negli anni 60 e degli anni ‘ 70 – e ben documentato dalla serie di registrazioni della CIA di spionaggio domestico nell’era del Vietnam. Ma la CIA ha sempre negato, e molti si sono fidati dell’ Agenzia sulla parola.
Ora, una richiesta di pubblicazione da parte del biografo di Chomsky Frederic Maxwell rivela un memo tra la CIA e il FBI che conferma l’esistenza di un file della CIA su Chomsky.
Datato 8 giugno 1970, il memo discute l’ attività pacifista di Chomsky e chiede all’ FBI ulteriori informazioni su un imminente viaggio da attivisti anti-guerra di Vietnam del Nord. L’ autore del report, un ufficiale della CIA, scrisse che il viaggio aveva “L’ approvazione di NOAM CHOMSKY” e chiede “Qualsiasi informazione” circa le persone associate al viaggio.
Dopo aver ricevuto il documento, il cablogramma e’ stato inviato a Athan Theoharis, professore emerito all’Università di Marquette e un esperto di cooperazione del FBI-CIA e raccolta di informazioni.
“La comunicazione del giugno 1970 CIA conferma che la CIA creo’ un file su Chomsky,” ha detto Theoharis. “Quel file, come minimo, conteneva una copia della loro comunicazione con l’ FBI e la relazione riguardante Chomsky che l’ FBI aveva preparato in risposta a questa richiesta”.
Le prove concretizzano anche il fatto che il file di Chomsky è stato manomesso, dice Theoharis. “Dalla la risposta della CIA al FOIA si legge che essi non avevano alcun file su Chomsky. E’ la conferma che il file di Chomsky fu distrutto in un tempo sconosciuto,” ha detto.
Vale la pena notare che la distruzione di registrazioni è un’attività legalmente ingannevole. Ai sensi del Federal Record Act del 1950, e’ necessario il parere di tutte le agenzie federali per ottenere dagli archivi nazionali i piani di utilizzo dei report proposti. L’archivio ha il compito di preservare reports con “valore storico”.
“Chiaramente, i file della CIA, su Chomsky rientrano all’interno di queste disposizioni,” ha detto Theoharis.
Non è chiaro se l’agenzia ha rispettato i protocolli durante l ‘eliminazione dei file riguardanti il Prof. Chomsky. La CIA ha rifiutato di commentare per questa storia.
Che cosa ne penso’ Chomsky?..Quando il cablogramma evidenzio’ i file della CIA, su di lui, il famoso linguista rispose con il cinismo che lo ha sempre contraddistinto.
“Un giorno realizzeremo come i tipici sistemi di potere in generale tentano di estendere il loro potere in ogni modo immaginabile,” ha detto. Quando gli venne chiesto se fosse più disturbato dai metodi dell’ Intelligence di oggi (date le ultime perdite NSA) o di quelli tipici degli anni ‘ 70, egli rigettò la questione definendolo come un confronto tra mele e arance.
«Ciò che è stato spaventoso negli anni ‘ 60 nell’inizio degli anni ‘ 70 non era così tanto lo spionaggio come le operazioni di terrorismo domestico, COINTELPRO,» ha detto, -riferendosi al programma del FBI per screditare e infiltrarsi in organizzazioni politiche nazionali- quanto la mancanza di interesse nel momento in cui queste operazioni furono pubblicate.
Indipendentemente da ciò, la distruzione dei file della CIA di Chomsky solleva una questione ancora più inquietante: chi altro conserva file “evaporati” dagli archivi di Langley? Altri capitoli della storia della CIA diventeranno indicibili?
“È importante rilevare QUANDO la CIA ha deciso di distruggere il file Chomsky e perché hanno deciso che doveva essere distrutto,'” ha detto Theoharis. “Innegabilmente, quello su Chomsky non era l’unico file CIA distrutto. Quanti altri file sono stati distrutti?”

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You know falling in illusion

 

voce di Haidi Gaggio Giuliani.

– saresti dovuto andare al mare quella mattina, ma quel progetto chiamato verita’ era troppo importante, e cosi, ti ritrovasti in un lago di sangue…detto liberta’.

“L’ Italia non e’ uno stivale, e’ un anfibio di celerino”…questo non te lo saresti mai aspettato. –

etn.

articolo di Carlo Bonini

“Quello che i celerini non dicono
Il blog dei cattivi poliziotti”

16 gennaio 2009, Repubblica.

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“Cari colleghi, riteniamo giusto rammentare, per senso di responsabilità, che DoppiaVela è uno spazio per i poliziotti messo a disposizione dalla polizia di Stato. Le critiche, le lamentele, le segnalazioni di disservizi, anche se esternate in modo aspro ma corretto, fanno parte delle normali dinamiche di dialogo tra l’amministrazione centrale e i singoli dipendenti. Trovano dunque una sede naturale all’interno del portale che non può, però, garantire spazi che la normativa vigente attribuisce ad altri soggetti�”.
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Ogni volta che entrava in quella benedetta chat intranet, Drago ne gustava la dimensione perversa. A cominciare da quel nome un po’ ingessato – DoppiaVela, la sigla della centrale operativa nelle comunicazioni radio – e dal post politicamente corretto che metteva sull’avviso i naviganti. Perché la verità era che lì dentro si poteva finalmente essere un po’ guardoni e un po’ scorpioni. Masturbarsi dietro un avatar, leggendo l’illeggibile o scrivendo l’inconfessabile. Divorarsi a vicenda – sì, proprio come scorpioni in bottiglia – soltanto per scoprirsi più soli nella propria rabbia.

Finita sulle prime pagine dei giornali con sei rotondi anni di ritardo, la “macelleria messicana” del dottor Fournier era stato un potente lassativo. Il forum era impazzito. Genova, troppo lontana e spaventosa per sembrare ancora vera, era diventata solo l’occasione per un outing collettivo. La prova, ammesso ce ne fosse bisogno, che il tempo era stato una pessima medicina. Che odio chiama odio.

Clic.
G. DA ROMA Ecco che spunta fuori un nostro bel funzionario, che da buon samaritano riaccende fiamme polemiche e propositi dinamitardi. Che, sicuramente, nelle prossime manifestazioni gli antiglobal metteranno in atto perché più autorizzati che mai. Ma quando la finiremo di fare sempre queste mere figure e inizieremo a tenere la bocca chiusa?
Per Aspera ad astra.
N. DA ANZIO Fournier poteva e doveva risparmiarsi la frase a effetto, “macelleria messicana”. Adesso, per i colleghi ci sarà la solita Santa Inquisizione mediatico-politica.
Unus sed leo.
I. DA GENOVA Ma questo Fournier dov’era durante gli scontri? Ancora non l’ho capito. Era fra i manifestanti? Ha respirato lacrimogeni? O aveva una mascherina? Secondo me si è messo a cantare perché non gli hanno dato nessuna promozione.
P. DA BARI È ancora in polizia o ha chiesto di passare alla politica?
Sono pronto a mostrare il petto e non voglio essere bendato. Ma tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi? E che cazzo, mostra ai più di essere uomo. Barcollo ma non mollo.
D. DA LA SPEZIA Colleghi, basta di parlare di questo soggetto. È penoso e noi lo stiamo aiutando nella sua viscida campagna elettorale.
A. DA CAGLIARI Genova, presente con orgoglio e senza nulla da nascondere. Posso testimoniare di Bolzaneto! Non si tratta di essere grandi e non è veramente falsa modestia� è solo servizio! Ero al VI reparto mobile di Genova.
L. DA SALUZZO Io c’ero. VI reparto mobile. Tanto orgoglio, tanta rabbia!
Clic.
(…)
C. DA ROMA Non capisco perché non vogliate parlare degli errori commessi. Qui si tratta di dire chiaramente:
I colleghi che gridavano Sieg Heil ci fanno vergognare, o no?
I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?
I colleghi che si accanivano con trenta manganellate sul primo che passava senza sapere se era solo un povero illuso pacifista o un violento vero, hanno sbagliato, o no?
La collega che al telefono con il 118 di Genova, riferendosi alla Diaz, parla di “Uno a zero” dimostra di essere intelligente?
Su queste cose non ci può essere ambiguità!!!
L’esistenza è battaglia e sosta in terra straniera.
Clic.
E bravo il nostro C., pensò Drago. Stai a vedere che ora gli vanno addosso i padovani. Se ne stanno zitti da troppo tempo. Ma è più forte di loro. Se c’è da far vedere chi ce l’ha più duro, loro non sanno resistere. Rinfrescò la chat. Solo per vincere una scommessa troppo facile.
Clic.
E. DA PADOVA Caro C., rispondo alle tue domande:
“I colleghi che gridavano Sieg Heil ci fanno vergognare, o no?”
No. Non mi vergogno del fatto che in polizia ci siano dei coglioni. Non più del fatto che ci siano in Italia. Sono fiero di essere celerino e italiano, nonostante loro!
“I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?”
No. Per questa domanda, oltre a valere la risposta sopra, concedimi anche il beneficio del dubbio. Chi prenderebbe seriamente un tentativo di violenza a una capra malata? Il popolo antagonista non brilla certo per l’attaccamento all’igiene! Non credo a quello che, sicuramente in malafede, sostengono questi personaggi!
“I colleghi che si accanivano con trenta manganellate sul primo che passava senza sapere se era solo un povero illuso pacifista o un violento vero, hanno sbagliato, o no?”
No. Pur essendo convinto assertore della totale inutilità di infierire su un manifestante inerme (questo è l’unico sbaglio, sprecare le forze su uno solo), sappi che è impossibile farsi rivelare dal manifestante durante la carica, se è un “povero illuso pacifista” o meno. È inoltre abbastanza difficile, dopo ore di sassaiole subite, magari con fratelli feriti anche gravemente, beccare uno dei personaggi che ti stanno avanti e picchiarli solo un pochettino. Quello che dico è che il povero illuso, visti gli stronzi che stavano con lui, poteva tornarsene a casa invece di manifestarci insieme! Se gli è andato bene fare da scudo per questi delinquenti, allora non si può lamentare di subirne le conseguenze! Che poi qualche collega si sia comportato come un qualsiasi essere umano sotto stress non mi sembra né incomprensibile né disdicevole. Sicuramente qualcuno avrà commesso sbagli. Sai quanti poliziotti c’erano a Genova? Di sicuro non mi vergogno per i loro errori!
“La collega che al telefono con il 118 di Genova, riferendosi alla Diaz, parla di “Uno a zero” dimostra di essere intelligente?”
No. Ma come si dice a Roma, �sti cazzi! Hanno messo a ferro e a fuoco una città, rischiando di farci fare una figura di merda a livello internazionale, provocando danni, feriti, spese enormi e si preoccupano della frase di una telefonista? Non mi vergogno per quello che ha detto. Mi vergogno perché oggi la madre di un teppista imbecille, dimostrando una mancanza di scrupoli e un cinismo degni di una Kapò, è riuscita a farsi eleggere senatrice della Repubblica; perché un partito italiano ha fatto intitolare un’aula all’imbecille!
Non voglio i soldi di questi politici. Non voglio i soldi da questo governo (e da un altro come questo). A difendermi ci penso da me, con l’aiuto di Dio e dei fratelli celerini, che mi stanno accanto e non mi tradiscono nel momento del bisogno.
Once in the Celere, always in the Celere.
C. DA ROMA Quindi, per te, avere al fianco un cretino non è un problema?
Lo dico serenamente: due che tengono e uno che mena non mi sembra da eroi. E poi ti rispondo da romano: �sti cazzi un par di palle. Tu non lavori nel Cile di Pinochet e non ti pagano con lo stipendio in pesos messicani (forse è di cattivo gusto visto il titolo del thread di discussione, “macelleria messicana”, e me ne scuso con quanti si sentono feriti). Il giuramento che hai prestato parla di far rispettare le leggi, non di fartene di tue. In quanto al rischio della “figura”, mi pare che l’abbiamo fatta e basta. E le responsabilità, lo dico da mesi, non sono di chi stava in strada, ma di chi ha permesso che si arrivasse a questo. Siamo stati mandati lì, sapendo quello che ci avrebbero fatto e sapendo come avremmo reagito. Ti piace questo? Ti piace essere una pedina e poi pagarti l’avvocato? Io questo vorrei evitare. Vorrei capire come si può evitare che un collega mandato a fare il proprio dovere si ritrovi indagato in due processi e, dopo la Maddalena, forse anche nel terzo. Scusate la lunghezza.
L’esistenza è battaglia e sosta in terra straniera.
P. DA BARI Scusate, il Sig. Dott. Funz. Uff. Fournier quando lo faranno santo?
Sono pronto a mostrare il petto e non voglio essere bendato. Ma tu hai il coraggio di guardarmi negli occhi? E che cazzo, mostra ai più di essere uomo. Barcollo ma non mollo.
E. DA FIUMICINO Io penso che questi degni eredi di quei cattivi maestri che dicevano in piazza “Uccidere uno sbirro non è reato” ci considererebbero picchiatori fascisti anche se andassimo in servizio di Op vestiti di rosa e con un mazzo di fiori in mano.
B. DA PADOVA Quando alcune centinaia di ultras o di autonomi sono schierati a cinquanta metri da te con spranghe, catene, bombe carta e coltelli, io ritengo opportuno fargli così tanto schifo e paura che non devono pensare di poterci attaccare senza lasciarci le ossa!
L’Italia non è uno stivale. È un anfibio di celerino.
Clic.

Zeta reticoli. Meganoidi per Carlo Giuliani.

Rivoluzione normativa e teoria della guerra preventiva

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– TERRORISMO MADE IN USA –di Noam Chomsky 

(traduzione di Marina Impallomeni)

Per sgombrare il campo da false aspettative, desidero attenermi a verità molto semplici, talmente semplici che pensavo di proporre il titolo Elogio delle ovvietà, scusandomi fin da ora per l’elementarità di queste mie osservazioni. La sola ragione per cui ho deciso di procedere in questo modo è che i principî più elementari sono rigettati da molti. In alcuni casi cruciali ciò avviene quasi universalmente, con gravi conseguenze per l’umanità, in modo particolare per quanto riguarda i difficili problemi che ho in mente. Uno dei motivi di tale difficoltà è che questi principî, in campo morale, sono comunemente disdegnati da persone che hanno abbastanza potere per poterlo fare impunemente, essendo esse stesse a stabilire le regole. Abbiamo appena assistito a un esempio drammatico di come queste regole vengono stabilite. Lo scorso millennio è terminato, e il nuovo è iniziato, con una straordinaria ostentazione di autoadulazione da parte degli intellettuali occidentali. Costoro hanno elogiato se stessi e i propri governanti per avere inaugurato una «nobile fase» della politica estera con un’«aura di sacralità», aderendo per la prima volta nella storia a «principî e valori», agendo per «puro altruismo» e seguendo il richiamo di un «nuovo mondo idealistico determinato a porre fine alla barbarie» con un leale partner che capisce – egli solo – la vera nobiltà della missione, diventata ormai la «missione messianica di Bush di trapiantare la democrazia nel resto del mondo» (tutte citazioni da intellettuali e dalla stampa d’élite). Non credo che esista niente di simile nella storia, non troppo gloriosa, delle moderne élite intellettuali. Il traguardo più «nobile» raggiunto negli anni Novanta è stato una «rivoluzione normativa» che ha stabilito una «nuova norma negli affari internazionali»: il diritto degli autonominatisi «Stati illuminati» di ricorrere alla forza per proteggere dai mostri cattivi l’umanità sofferente (1).

La rivoluzione normativaCome sa chiunque conosca la storia, la rivoluzione normativa non è affatto nuova; essa è stata un ritornello costante dell’imperialismo europeo. Come rivelano documenti riservati, le declamazioni retoriche dei fascisti giapponesi, di Mussolini, Hitler, Stalin ed altri personaggi potenti erano non meno «nobili», e probabilmente il loro grado di sincerità era lo stesso.Gli esempi forniti per giustificare il coro di autoincensamento si sbriciolano alla minima verifica, ma io vorrei sollevare un interrogativo diverso, riguardante le modalità attraverso cui vengono fissate le regole: perché la «rivoluzione normativa» è avvenuta negli anni Novanta, e non negli anni Settanta, come sarebbe stato molto più ragionevole aspettarsi?Gli anni Settanta si sono aperti con l’invasione indiana del Pakistan orientale, che probabilmente ha salvato milioni di vite, e si sono chiusi con l’invasione vietnamita della Cambogia, che ha defenestrato i khmer rossi proprio quando le atrocità erano al culmine. Prima di allora, l’intelligence del dipartimento di Stato, di gran lunga la fonte meglio informata…continua in>>>http://www.filosofia.it/argomenti/rivoluzione-normativa-e-teoria-della-guerra-preventiva-terrorismo-made-in-usa

 “Così controllavamo la stampa”

 

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DI CARLO BONINI (13 luglio 2006)

Nelle tre pagine consegnate ai pubblici ministeri
il funzionario racconta come lavorava l’ufficio di via Nazionale
“Archiviavamo tutto per prevenire un nuovo Nigergate

ROMA – Non è vero che Pio Pompa ha poco o nulla da dire. Non è vero che, in queste ore, il funzionario del Sismi “orecchio di Nicolò Pollari” sappia soltanto bofonchiare della natura innocua del suo rapporto con Renato Farina, alias “fonte Betulla”. Non è vero che l’ex impiegato Telecom abruzzese sappia soltanto ripetere la sua “incapacità di spiegarsi” l’accusa che gli muove la procura di Milano: aver controllato due giornalisti di “Repubblica”. Pio Pompa qualcosa in più l’ha detta. Meglio, l’ha scritta.

Tre paginette dattiloscritte, datate 7 luglio, indirizzate agli “illustrissimi procuratori della Repubblica Ferdinando Pomarici e Armando Spataro”, per una storia che, all’osso, suona così. Il problema del Sismi aveva un nome: “Repubblica”. L’ossessione double-face di Nicolò Pollari si chiamava “Abu Omar” e “Nigergate”.

Per liberarsene, il direttore del Servizio decide di non risparmiarsi. Viene messa al lavoro la fabbrica della disinformazione e intossicazione di via Nazionale 230, ufficio riservato del Direttore. Con un ordine: raccattare ogni genere di informazione, anche spazzatura. Senza alcuna distinzione o cernita tra il vero, il verosimile, il falso. Il Sismi mobilita ogni risorsa. Sicuramente Renato Farina, alias “fonte Betulla”, e con lui “altri soggetti”. Con un risultato.

Oggi, l’archivio di via Nazionale, sequestrato il 5 luglio dalla procura di Milano, è un pozzo nero la cui apertura toglie il sonno al Servizio.
Pio Pompa – è noto – si è sin qui sottratto alle domande e alle contestazioni dei pubblici ministeri esercitando il suo diritto al silenzio. Ma la sua memoria (controfirmata dall’avvocato Titta Madia) ha indubbiamente il pregio della chiarezza, lì dove sceglie di dar conto almeno di una parte di ciò che è accaduto.

Leggiamo. “Lo scrivente svolge funzioni di dirigente del Sismi con compiti di analista “Osint” (fonti aperte) e con incarico di rapporti con persone utili, sempre nel settore Osint”. La sigla (Osint) dovrebbe essere ormai familiare. Non più tardi di martedì, è fiorita sulle labbra del sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri durante la burocratica lettura che ha dato a Montecitorio di ciò che il Sismi ha ritenuto di far sapere al Parlamento. Ma ciò che Forcieri non ha detto o che a Forcieri non è stato detto, Pompa sceglie di scriverlo con apparente candore.

“E’ vero che il giornalista Farina, come altri soggetti, mi informava in merito alle notizie che essi legittimamente erano in grado di apprendere sulla vicenda relativa al presunto rapimento di Abu Omar”. E’ vero, dunque, che, quantomeno per Renato Farina, la nostra intelligence politico-militare, per ordine del suo direttore Pollari, ha violato la legge istitutiva dei Servizi, lì dove vieta il reclutamento di “giornalisti”. E’ altrettanto vero che l’ufficio di via Nazionale 230 aveva avvicinato “altri soggetti”, individuati dal Sismi come fonti “utili a ottenere il massimo delle informazioni sugli sviluppi della vicenda Abu Omar”.

Bene. Ma perché mettere in moto Farina e questi “altri soggetti”? Scrive Pompa: “Per prevenire o comunque conoscere preventivamente indebiti attacchi sui media, già in essere o potenziali, scaturenti da una sinergia tra la doverosa iniziativa della magistratura e altri interessi perseguiti da singoli organi di stampa”.

La sintassi del periodo è legnosa, ma ne è chiara la sostanza. Il Sismi aveva urgenza di sapere cosa bolliva nella pentola delle redazioni e come questo avrebbe incrociato il lavoro della magistratura. Il Servizio non intendeva saperlo a giornali “chiusi” in tipografia. Ma a giornali “aperti” in redazione. Il problema non era reagire alla pubblicazione di ciò che al Servizio era sgradito, ma “conoscerne in anticipo” il merito, per poterlo “prevenire”.

Pollari voleva sapere chi avrebbe stampato cosa, e quando, e attingendo a quali fonti. Meglio: Pollari voleva conoscere innanzitutto le mosse di “Repubblica”. Pompa lo scrive: “Per circa tre anni, il Sismi è stato al centro di attacchi mediatici insistenti, ingiustificati e ingiusti per la questione del “Nigergate”. E la questione, emblematicamente grave per gli interessi nazionali coinvolti, rese necessario elevare il livello di attenzione (…) L’indagine sul sequestro di Abu Omar rivestiva una notevolissima importanza, perché alcuni organi di stampa avevano insinuato, anche molto apertamente, il coinvolgimento di istituzioni nazionali e del Sismi in particolare”.

“Nigergate” e “Abu Omar”, dunque. Leggi “Repubblica” e le sue inchieste. Leggi soprattutto, che per il direttore del Servizio la misura era colma e dunque “si rese necessario elevare il livello di attenzione”. Ma come?

Ramazzando ogni brandello di informazione, la cui qualità è definita dal metodo con cui quell’informazione veniva raccolta e che Pompa così descrive: “Nella mia missione, sono obbligato ad acquisire, classificare, custodire, tutte le informazioni che ottengo, senza distinzione di genuinità, affidabilità, attendibilità. Si acquisiscono informazioni utili ed inutili: ciò non significa che anche quelle inutili debbano essere cestinate o non custodite”.

L’archivio di via Nazionale è dunque pieno di immondizia. Perché l’ordine era che anche l’immondizia venisse conservata e con scrupolo classificata. Pompa ci tiene a farlo sapere prima che qualcuno gliene chieda conto. Ma soprattutto tiene a fare sapere che, fosse per lui quell’archivio gli andrebbe restituito. Per due motivi. Il primo: “perché, salvo qualche documento rispetto ai migliaia sequestrati, non riveste rilevanza per l’indagine in corso”.

Il secondo, ai suoi occhi devastante: “perché la diffusione dell’archivio può nuocere agli interessi perseguiti da un servizio di sicurezza militare”. Ma quali interessi? Quelli della sicurezza nazionale? O altri?

g.